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ORIGINI E STORIA
ORIGINI
Testimonianze archeologiche indicano che le donne erano molto considerate nelle civiltà pre-urbane e solo in seguito persero importanza. Ritrovamenti di numerose statuine e decorazioni parietali di molti luoghi sacri rappresentano soprattutto figure femminili e indicano che il culto della dea-madre era praticato in tutto il Medio Oriente nel periodo neolitico, e in alcune zone sopravvisse finoal 2000 a.C.. La dea babilonese“Ishtar” [2] rappresenta il prototipo della Grande Dea, simbolo di fertilità, dell’amore e della sensualità. Le sacerdotesse la onoravano con Danze sacre. Danze propiziatorie e rituali magici che coinvolgevano anche i fedeli attraverso il movimento del corpo allo scopo di raggiungere uno stato mistico per entrare in contatto con la Divinità. Con la danza entravano in relazione profonda con i ritmi della natura. Imitandoli e identificandosi con essi, danzavano gli eventi più importanti della loro esistenza quali, ad esempio, la nascita, la semina , il raccolto, il matrimonio ecc. Le Danze non erano strutturate secondo canoni estetici, che si sono formati successivamente, ma improvvisate per dare libero sfogo all’espressività, all’emozione. Gesti semplici che rievocano i movimenti degli animali, del mare, della luna, del fuoco.Nella danza del ventre molti movimenti imitano diversi animali come il serpente o il cammello, le onde del mare, la forma della luna o del cerchio-uovo primordiale, movimenti che ricordano il parto o l’atto sessuale. Nella danza della fertilità (praticata da giovani donne che ballavano in onore della Dea Madre per affrontare i dolori e i segreti della maternità) ritroviamo i particolari movimenti dei fianchi che contraddistinguono la danza del ventre e lo shimmy o rasha, la particolare vibrazione del bacino. Successivamente con l’affermarsi delle culture patriarcali si distinse in danza laica, organizzata nelle celebrazioni a carattere sociale come nozze, banchetti ed anche feste dedicate al ricordo dei morti poiché esisteva la credenza che i morti dovevano godere di un ambiente grande ed allegro dentro la loro tomba, e che i loro parenti dovevano organizzare gioiose feste in loro memoria; danza ufficiale, organizzata dai Re ed i loro rappresentanti generalmente in onore di alcuni Dei; danza popolare o civile, che si celebrava generalmente nei palazzi o nelle case ed era eseguita da gruppi di ballerini di ambo i sessi che erano alle dipendenze dei Signori degli Alcazar (palazzi fortificati).Pur essendo stata praticata a livello popolare, la danza del ventre ebbe varianti raffinate nei secoli X e XI e durante il periodo ottomano, fino all’800. Dopo tale data subì un lento declino, che la condusse, in seguito a influenze occidentali, a forme di danza impoverite e distorte. E’ probabile che lo sfaldamento delle comunità rurali abbia contribuito direttamente a questa fase involutiva.
STORIA
Facendo un breve excursus storico si può affermare che durante l’Impero Ottomano e poi sino al XIX secolo si sviluppò una danza di corte particolarmente raffinata. Dal XIX secolo le danzatrici cominciarono ad essere suddivise in categorie, le “almee”, artiste complete che sapevano esibirsi, solo davanti ad un pubblico femminile, anche in canto, musica e poesia; le “zingare” dalla vita seminomade, almeno secondo alcune testimonianze che ci sono giunte. Si esibivamo anche davanti agli uomini; infine le “schiave” di corte, le quali suonavamo abilmente il liuto arabo e che sapevano anche danzare. Echi di queste danzatrici ci pervengono dai racconti dei viaggiatori occidentali. L’incontro/scontro tra gli occidentali e le ballerine arabe fu di così grande impatto che durante le spedizioni napoleoniche in Egitto alla fine del Settecento, le “zingare” provocarono scompiglio tra le truppe straniere e nel 1834 il governatore dell’Egitto Muhammad ‘Ali bandì le danzatrici e le prostitute dal Cairo che così furono costrette a trasferirsi più a Sud. Tornarono nella capitale solo nel 1850, quando il bando fu sciolto.Questa vicenda fa comprendere bene come dall’Ottocento, con il passare del tempo, attraverso l’incontro con la cultura occidentale, questa danza sia stata associata alla prostituzione e quindi snaturata, interpretata in una chiave lasciva, sottovalutata e non apprezzata come una vera e proprio arte al pari di tutte le altre.Dopotutto non sorprende se si pensa alla cultura occidentale ottocentesca, puritana e bigotta. Nel periodo vittoriano, ad esempio, gli inglesi coprivano addirittura le gambe dei tavoli, vedendo il pruriginoso nelle più svariate manifestazione della vita.Quest’idea di una danza provocante e altamente seduttiva si protrae nelle menti occidentali anche successivamente. Un retaggio che continua, purtroppo, ad andare avanti, difficile da togliere.Agli inizi del Novecento in Egitto sorsero alcuni locali notturni, cabaret e casinò, che diedero la possibilità alle danzatrici di esibirsi su un palco e da qui è nato il raqs sharqi, commistione cioè tra la coreutica orientale tradizionale ed elementi della danza classica. Uno dei casinò più noti all’epoca fu quello di Badia Masabni aperto nel 1926. Badia era una danzatrice e attrice Libanese, poi trasferita al Cairo. Grazie alla sua mentalità imprenditoriale, riuscì ad aprire il suo nightclub che ottenne presto un grande successo, anche perché gli intrattenimenti erano pensati anche per il pubblico occidentale.Badia contribuì molto a diffondere la danza orientale basata questa volta, non tanto sulla tradizionale improvvisazione, ma su elaborate coreografie grazie al contributo di insegnanti europei che avevano il compito di fornire nuovi passi alla danza delle almee.La danza orientale è giunta in Europa non direttamente dai paesi d’Oriente, ma dagli Stati Uniti. Qui la prima esibizione si svolse nel 1893 attraverso la danza di Little Egypt in occasione dell’Esposizione Universale di Chicago. Un’esibizione che fece scalpore, e che fu imitata, anche in malo modo, da molte, e portata nei cabaret americani.La diffusione maggiore della bellydance si verificò negli anni Settanta. Alcune famose ballerine americane, coloro che hanno posto le basi della danza moderna, quali Ruth St. Denis e Mary Garden, furono anche ispirate dalle movenze della danza orientale. La passione per quest’arte in America, inoltre, scoppiò ancora più forte negli anni Settanta del Novecento, durante le conquiste del femminismo, come simbolo di libertà e di più espressione del proprio essere donna.





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